Postato il Lun 17 Feb 2014 da in La vita del ClubRiflessioni

Caro nuovo Consiglio.

Caro nuovo Consiglio Direttivo, anche se ancora non sei nato vorrei trasmetterti qualche riflessione sul Club, e su come io immagino il suo futuro. Considerazioni assolutamente personali da ormai prossimo ex-Consigliere.

Sorvolo ogni considerazione su come radicalmente cambiato sia il nostro lavoro, e il nostro ruolo nell’industria della comunicazione d’impresa. Sono cose che sappiamo tutti benissimo. Credo che Massimo Guastini – con un piccolo aiuto da parte nostra – abbia dato un grande impulso qualificando il Club come referente elettivo del mondo della comunicazione sul piano culturale, e nei confronti delle istituzioni. Vorrei spendere qualche parola su come io immagino debba evolvere il Club.

Da élite a community.
La concezione elitaria che poteva avere un senso anche solo dieci anni fa, oggi non ha evidentemente più alcun senso. La direzione verso cui tendere è secondo me quella di una community allargata, fatta di professionisti ma anche di appassionati, e perché no? anche di utenti (nel senso di clienti). Cosa dovrebbe unirci? Il riconoscimento del fondamentale ruolo della creatività nella comunicazione, la difesa della sua qualità, la condivisione di principi etici (Manifesto Deontologico). Se un cliente condividesse tutto questo al punto di iscriversi al Club, beh, sarebbe fantastico, no?

Dimensioni orizzontali e verticali.
Credo che il Club, da un gruppo ristretto di creativi tutti più o meno senior, dovrebbe modellarsi in senso orizzontale (più soci, e di diversa estrazione) e verticale (più livelli di esperienze e di seniority). Queste più ampie dimensioni renderebbero possibili quello che fino a ieri era forse inutile: un passaggio di esperienze, e di conoscenze. Se non è più un clubbino inter pares, un appassionato di comunicazione o un cliente o uno studioso potrebbero trovare interessante che un socio con delle competenze specifiche le condivida. Penso a seminari e workshop, se non tradizionali sicuramente digitali. Uno splendido modello per la trasmissione interna della cultura della comunicazione resta secondo me il D&AD inglese.

Next step.
L’abolizione delle regola delle tre entry è un mezzo passo verso questa direzione, ma sono convinto che il passo sarà completo solo se la quota sarà più bassa, intorno ai 150 euro. Lo so che entra in ballo lo Statuto, ma sarebbe molto più pratico se la quota non fosse riferita a un anno solare, ma a 12 mesi. Si risolverebbe anche il paradosso per cui si deve pagare una quota decisa l’anno prima per poter partecipare a febbraio a un’Assemblea in cui si decide la quota dell’anno. L’iscrizione dovrebbe essere possibile online, pagando con Paypal o addirittura con RID. Dovrebbe poi partire una reale attività di marketing rivolta a target definiti, che comprendono anche le imprese e il mondo accademico. Dovrebbero essere consolidati e ampliati dei pacchetti di vantaggi esclusivi per i soci, che rendano l’appartenenza al Club non solo gratificante dal punto di vista identitario, professionale e culturale, ma anche conveniente. Dovrebbe infine prendere corpo un programma di lectures, podcast e altro che concretizzi questo scambio verticale di esperienze e conoscenze. Le Giurie degli ADCI Awards e l’Annual sono momenti importanti nella vita del Club, ma non dovrebbero essere gli unici. Dovremmo fare nuova cultura della comunicazione, e difenderla.

Caro Nuovo Consiglio, chissà se la mia visione sarà anche la tua. Me lo auguro, e ti auguro buon lavoro.

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