Postato il Lun 4 Dic 2017 da in La vita del Club

Benessere soggettivo. Prove d’Italia!

Quest’anno elemento di novità è stata l’assenza di Giuseppe DeRita a presenziare il rapporto Censis che come ogni anno fotografa la situazione del Paese Italia. Una assenza legittimata dal fatto che il 50° rapporto, quello dello scorso anno era stato, dopo 40 anni, per sua scelta l’ultimo. Una assenza di fatto “soltanto” fisica vista la scuola di pensiero che negli anni ha visto crescere vicino a lui persone come Massimiliano Valeri – direttore generale e, raro caso in Italia di nepotismo produttivo di qualità, il figlio Giorgio DeRita – segretario generale al suo esordio.

NELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE SUPERIAMO LA GERMANIA – L’Italia nel rapporto ce la fa, si risolleva. La produzione industriale ha ripreso alla grande, con performance che superano, pensate un po’, l’industria tedesca. I consumi sono cresciuti del 4% negli ultimi tre anni, ma soprattutto è tornato il piacere di consumare. Le spese, dice nel rapporto il Censis, sono orientate verso: cultura, parrucchieri, prodotti cosmetici e trattamenti di bellezza, pacchetti vacanze, +10,2% nel biennio 2014/16. Si riscopre il primato del benessere soggettivo.
La svolta c’è ed è positiva, ma non riguarda tutti. C’è un divario sempre più visibile tra chi ha superato le difficoltà date dalle strettoie della crisi, e chi è rimasto indietro, una maggioranza della popolazione che diventa “rabbiosa”.

E’ una società divisa in due, dove comunque sembra difficile immaginare il futuro. Un Paese dove il futuro è appiccicato per lo più al presente, dove resistono i vecchi miti. Più che pensare ad un nuovo ciclo siamo di fronte all’esaurirsi di un ciclo stanco e vecchio.

IL BENESSERE SOGGETTIVO – Quindi, tra un’altalena di crescita, stallo e regressione, quello che emerge dai dati è anche una Italia del rancore. Il blocco dell’ascensore sociale crea paura nella stagnazione ma soprattutto nello scivolone verso il basso, una inevitabile caduta nel vortice incontrollabile del capitombolo sociale. Il rancore si genera per la difesa del benessere soggettivo conquistato, per il ruolo e la posizione sociale acquisita e faticosamente mantenuta.
Il risentimento e la nostalgia vengono rivendicati da chi è rimasto indietro negli anni della crisi, e questo ha fatto in modo che si scoperchiasse il vaso di pandora del populismo e del sovranismo. Il rancore accumulato però non ce la fa ancora a diventare conflitto. Conflitto sociale che diventerebbe terremoto, frattura auspicabile per un rinnovamento sostanziale della società.
Per poter sciogliere i grumi del rancore sociale che si diffonde in modo così virale si potrebbe pensare a costruire forme aggregative nuove, che rispondano alle esigenze di vita del quotidiano e che siano in proiezione e con una maggiore cura, dedizione e consapevolezza dei bisogni, che restano purtroppo primari.

MILLENNIALS – E’ una Italia che invecchia, non c’è ricambio generazionale, si riduce la media dei giovani. I tanto citati Millennials, sono circa 11 milioni su 50 milioni di votanti.
Hanno tra i loro miti:
1) Social Network,
2) un lavoro, (non è un errore di battitura, un lavoro purché sia)
3) Smartphone,
4) Cura del corpo – tatuaggi – fitness.

La piramide generazionale è oramai capovolta creando all’unisono il problema delle pensioni: chi le paga?
E della disoccupazione che grava sui giovani ma anche sulle spalle dei giovani vecchi 50/60 anni, spaventati dal lavoro che non c’è più e dal miraggio di una pensione che non si sa se ci sarà e quando.

PENULTIMO POSTO IN EUROPA PER LAUREATI – Siamo al penultimo posto in Europa per numero di laureati 26,2% della popolazione tra i 30/34 anni, davanti alla sola Romania. Pochi quindi i laureati e sempre più in fuga verso un paese estero, dove sperano di essere accolti meglio per remunerazione e per riconoscimento professionale.

In questa Italia sempre di più a due vie, che non si fida, immobilizzata dalla paura di perdere quel primato personale, rivendicato nel benessere soggettivo, si fa strada un’immigrazione che va ad aumentare il bacino di marginalizzazione. Nel nostro Bel Paese arrivano gli immigrati meno qualificati e più poveri. Non siamo propriamente un Paese attrattivo da questo punto di vista. Perdiamo i nostri cervelli migliori e non riusciamo ad attrarre quelli stranieri. Il dato medio in Europa degli extracomunitari con istruzione è pari al 28,5% (con punte del 50,6% nel Regno Unito e del 58,5% in Irlanda) . Da noi ci si ferma al 14,7%”.

GIG ECONOMY  AND DELIVERY ECONOMY  – L’offerta di lavoro in Italia si sta spostando verso un’inesorabile “polarizzazione”, c’è una terra di mezzo che si fa sempre più deserta, tra la crescita delle professioni intellettuali e la disponibilità di lavori non qualificati. Questo rende difficile l’interesse di una migrazione scolarizzata e professionale perché vengono a mancare le posizioni mediane nel lavoro, come quelle di impiegati, artigiani e operai. Emergono in questo quadro le professioni intellettuali e le posizioni non qualificate. E’ il successo della gig economy e della delivery economy. Lo spostamento delle merci e la consegna nell’ultimo anno sono in crescita +11,4%. I professionisti delle partite iva scendono del 10% in dieci anni.

MADE IN ITALY – C’è una filiera che da sempre regge e da speranza di esserci anche in futuro, una filiera che brilla nella catena globale del valore. Il Made in Italy.
La nostra presenza sui mercati esteri è certa e riconoscibile, le nostre produzioni sono accompagnate da una reputazione, legata alla notorietà del brand imprenditoriale Italia che si caratterizza con la creatività per il settore moda, per la tipicità e l’esclusività per quanto riguarda il settore enogastronomico e per il ricercato design nel settore mobili e arredo.

Non c’è un Sistema Italia. Tutto è riconducibile alle abilità dei singoli, alla loro capacità professionale e alla loro caparbietà personale nell’esserci e nel presentarsi ad un mondo fuori dai confini nazionali, in grado di riconoscere la qualità ed apprezzarla.

VOYERISMO POLITICO & SOCIALE – La politica arranca, governo e opposizione mostrano il fiato corto verso il cambiamento che con il digitale è sempre più futuro, mentre nel resto d’Europa è il presente già da un po’. Sono distratti i nostri politici, dovrebbero avere una visione e invece si prodigano più nell’apparire che nel fare, con epici scontri mediatici nei salotti buoni della TV, intenti nella spartizione costante di un like nazional popolare compiaciuto che non chiede mai consapevolmente conto, un pubblico passivo fatto di haters o cortigiani di professione. E’ un po’ come succede d’estate quando sono ormeggiate in porto le imbarcazioni di lusso : a bordo Bella Gente in festa e dietro ai rossi cordoni di sicurezza uomini e donne che si accalcano curiosi, bramanti di un sorriso, magari di un selfie da poter condividere con chi sfigatamente è rimasto a casa…

Ninna nanna ninna nanna – a, ninna nanna ninna nanna – a  … pè quer popolo cojone risparmiato dar cannone … (Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri dettoTrilussa).