Postato il Gio 16 Mag 2013 da in La vita del ClubRiflessioni

Alberto Contri e le sue posizioni sul sessismo, l’omofobia e l’Adci.

Il Signor Alberto Contri scrive un suo pensierino sull’Art Directors CLub Italiano nel bellissimo post di Annamaria Testa, “pubblicità sessista: diciamo basta ma sul serio.

Credo che le strade dell’inferno siano lastricate di buone intenzioni. Condivido in pieno le affermazioni di Vincenzo Guggino: ci manca solo una nuova legge che aggiunga filtri di Stato ad una attivitá creativa per eccellenza. Molto meglio potenziare l’attivitá di autodisciplina. Trovo pure un pò curioso questa assai “tardiva” petizione da parte di una èlite che in nome della libertá creativa ne ha fatte di tutti i colori…violando ogni tanto i limiti del buon gusto e dell’etica, come spesso ha fatto un famoso fotografo sedicente creativo. Temo inoltre che nella guerra allo stereotipo del corpo femminile usato e abusato (ma da tempo anche quello maschile, sia pure in misura inferiore) o a quello della famigliola felice ci sia il tentativo di propinarne di nuovi come la coppia gay, ad esempio, confondendo battaglie di libertá con proposte di scivoloso relativismo etico: da un lato si invoca assoluta libertá, dall’altro si invocano pericolose restrizioni di Stato. Quanto alla richiesta al Governo e ai media di dare spazi gratuiti alla divertente campagna dei creativi della Tbwa, ci vedo il progressivo spappolarsi proprio di quella coesione sociale anche tra professionisti che sarebbe l’unica a poter incidere sulla societá.
Alludo allo storico impegno di Pubblicitá Progresso che sta facendo sempre più fatica a trovare spazi gratuiti per campagne decise e realizzate d’intesa con e da tutta la comunitá dei comunicatori. Se ogni associazione comincia a chiedere spazi per la prima idea che gli viene in mente si finisce per vanificare un lavoro comune che dura da 43 anni per inseguire una propria visibilitá…se l’Adci non si fosse dimesso da Pubblicitá Progresso perché non più in grado di pagare una quota annuale di miseri 6000 euro, saprebbe che la Fondazione sta lavorando ad una articolata campagna sul mainstreaming di genere, che intende lavorare proprio sulla rimozione degli stereotipi. Per finire, ci andrei cauto sul demonizzare il lavoro delle mamme e delle casalinghe, ho sentito pure criticare la bella campagna della Procter & Gamble che celebra il ruolo della madre! Molto più “nuovo e utile”, come ha fatto una bella campagna del Ministero delle Pari opportunitá Catalano, proporre che i maschietti si dividano equamente l’impegno casalingo con le mogli…

Contri, credo che il tuo intervento sia ottuso quanto in cattiva fede. Sono invece sicuro di come si scriva po’. Togli quell’accento, eri un copywriter.
Sono anche sicuro che l’Adci non ne abbia mai combinate di tutti i colori in nome della libertà creativa.
Basta controllare i sei mila lavori, selezionati dalle nostre giurie, in quasi trent’anni di storia, per osservare che non premiamo campagne sessiste. Non premiamo la volgarità. Non incoraggiamo gli stereotipi.

Ti ricordo inoltre che il “famoso fotografo sedicente creativo”, come lo definisci tu, vale a dire il Signor Oliviero Toscani, non è per sua scelta Socio Adci.
Però, per onestà intellettuale, aggiungo che alcuni suoi lavori sono stati selezionati giustamente nel corso degli anni. Perché eccellenti.
Ed eccellenti li ritennero anche giurati di tutto il mondo. Il tempo passa per tutti. Ma non toglie quello che il Signor Toscani è stato in grado di esprimere.
E il suo carattere, che sia simpatico o no, non è rilevante ai fini della nostra discussione.

Ho scelto di non restare all’interno di Pubblicità Progresso perché da almeno 20 anni non produce campagne decenti e realmente utili.

Mentre nello stesso periodo, soci Adci, tra cui io stesso, abbiamo realizzato campagne più efficaci (misurabili) su temi di pubblico interesse.
Quindi la domanda che ho posto al consiglio direttivo Adci è stata: perché spendere 6000 euro all’anno?
La risposta la conosci.
L’awareness di Pubblicità e Progresso è come quella di Carosello. L’utilità è un’altra cosa.

Infine. Parliamo pubblicamente di quello che tu definisci “il tentativo di propinare nuovi stereotipi come la coppia gay…”

Sei ancora irritato con me per la difesa dello spot IKEA?
Ok. Mostriamolo, o ricordiamolo, a chi legge.
Il link è questo:

L’hai stroncato affermando:

questo spot utilizza in modo pretestuoso i bambini per sdoganare l’omosessualità

.

Il contesto era il child guardian award.

La mia opinione sullo stesso contenuto da te cassato è opposta.
Ben vengano spot che accolgono qualunque forma di diversità.
Perché siamo tutti diversi e in questo risiede la ricchezza di una società civile.
Trovo altamente educativa per dei ragazzi una pubblicità che passi anche questo messaggio.

E tu che hai occupato una poltrona nel CdA Rai dovresti averlo molto chiaro.
Come dovresti avere chiaro che le tue convinzioni personali, comprese quelle religiose
dovresti lasciarle fuori. Siamo. Uno. Stato. Laico.

Come Presidente Adci ti regalo un consiglio. Fonda pubblicità&regresso. Saresti all’altezza.

I commenti sono chiusi