Postato il Ven 1 Giu 2012 da in Riflessioni

Sono i creativi a deprezzare per primi il proprio lavoro?

Bad Avenue ha pubblicato qualcosa di molto interessante l’altro ieri. La terza e ultima parte del listino Assap (attuale Assocomunicazione) del 1996 convertito ai prezzi di oggi.

Si riferisce al Graphic Design, ma le considerazioni che ne derivano valgono per tutto il nostro settore.

Nella prima colonna verso sinistra c’è la descrizione del lavoro, nella seconda colonna la tariffa in Lire del 1996, nella terza colonna (tradotta con l’acronimo MDF che sintetizza l’espressione Morti Di Fame) il banale cambio delle vecchie tariffe da Lire in Euro, nella quarta colonna le tariffe del 1996 vengono rivalutate al 2012 secondo i coefficienti ISTAT (i calcoli non sono esatti al 100% ma sono molto vicini alla realtà. Donald Draper D specifica di averli arrotondati leggermente, per eccesso o per difetto, a sua discrezione).

Importante: considerate che i prezzi della colonna blu, quelli rivalutati secondo l’ISTAT e quindi consigliati, sono assolutamente prezzi di minima. E quindi tariffe da cui partire. Ciò significa che se un free lance fa prezzi inferiori a quelli sta inquinando il mercato, se lo fa un’agenzia sta facendo dumping. Di quanto aumentarli? È una domanda, aggiunge Donald Draper, a cui Bad Avenue non può rispondere. Dipende dalla vostra professionalità ma considerate che se fate i prezzi minimi significa che siete al limite dello sfruttamento, mentre più vi allontanate dai prezzi minimi più potete considerarvi una struttura o professionisti affermati.

Naturalmente i prezzi si intendono al netto dell’IVA.

Questo post di Donald Draper ha generato solo 27 commenti una miseria per gli standard di Bad Avenue. Il post in cui Pagano chiedeva di revocare l’oro a Durex ne ha avuti 110, giusto per fare una comparazione.
A questo siamo ridotti? È davvero questa la gerarchia dei nostri problemi?
Mi solleva il morale leggere il commento di Bruno Banone, che ripropongo qua. Ne ha scritto poi un secondo, di approfondimento.

Interessante. Leggo qui e comprendo che la causa del disprezzo e del deprezzamento del lavoro creativo, sono i creativi stessi, che non sanno fare i conti.

Domanda: secondo voi le Agenzie come fanno a pagarsi i costi di gestione, seppur ormai all’osso e quelli di contratti di lavoro a tempo indeterminato a cui dite tanto di anelare?
A colpi di banner a 2oo euro cad o di loghi a 1000 euro, o di campagnette a 2000 euro perché poverino il cliente è piccolo oppure perché se chiedi troppo poi si offende e va via?

Con buona pace per chi ritiene che il listino qui sopra sia incongruo, vi dirò che nel tempo ho avuto modo di vedere il listini della maggior parte delle agenzie per cui ho lavorato e vi dico che i compensi sono in linea con la colonna blu. Donald ha fatto un eccellente lavoro di analisi e comparazione (o semplicemente ha usato il suo listino).

È vero non è come una volta, ma neppure, come si vuol far credere, che tutto è dovuto gratis.
Ma se già avete voi stessi questa opinione, tenderete ad accettarla facilmente dal Cliente, in alcuni casi addirittura la anticiperete offrendovi con un listino troppo basso o lavorando gratis nella speranza di futuri guadagni. Il Cliente ha ragione: quello che viene valutato così poco va pagato poco. Credetemi se vi dico che quando il Cliente vorrà altro lavoro gratis o a basso costo chiamerà ancora voi, ma quando avrà un problema serio e vorrà un lavoro di qualità chiamerà chi la qualità se lo fa pagare ciò che è giusto.

Comprendo la teoria della sopravvivenza e che a volte non si può fare diversamente, ma non lamentatevi poi se brucia e sappiate almeno riconoscere dove sta il problema che genera e perpetua questa deriva.

La differenza con il passato remoto, è che la colonna blu, invece che essere la base di partenza minima, da alcuni anni è invece considerata la base a cui applicare lo sconto del 10% o del 15%. Preso atto del declassamento, le agenzie più serie almeno tengono botta su questo listino, a meno che non vogliano fare del detestabile dumping su un cliente particolare. Eppure, anche così facendo, molte agenzie non hanno più i soldi per pagare i costi di una gestione seria e di uno staff adeguato. Anzi, pesso i ricavi non coprono le spese. Ne deduco che questo è un listino appena appena sufficiente.

Sapete come risolvono in agenzia il problema quando nonostante un listino che vi pare esoso,
il bilancio non quadra? Semplice: licenziando chi costa tropppo e pagando gli stagisti 200 euro, o facendo contratti da fame e rimanendo il più possiblie sottostaffati.

La cosa che mi meraviglia è che invece di apprezzare la condivisione di un listino minimo e di difendere il costo e del valore delle idee, il popolo creativo che qui leggo, pare demonizzarlo.

Che io sappia i clienti seri pagano ancora secondo questo listino che, sebbene scontato del 15% è la base minima per tenere in piedi un’agenzia anche in modalità più che sobria.

I freelance seri possono certamente fare uno sconto maggiore, bilanciato dal fatto che offrono meno servizio di un’agenzia e che hanno meno spese, ma non più di tanto.

Come già dissi in altri luoghi pare che ai creativi faccia schifo parlare di denaro e siano votati al prezzo politico di 1000 euro per un logo o a farsi stuprare su Zooppa e via discorrendo. Personalmente lavoro per beneficenza in altri ambiti e ritengo questa una professione, non un giochino per nerds e penso che il lavoro vada pagato così come il Cliente fa pagare il suo.

Grazie Donald per aver condiviso queste informazioni, sono uno strumento per arginare questa frana e spero che la maggior parte dei creativi veri, più o meno forzatamente frelance ne facciano buon uso, usandolo per lo meno come orientamento.

E ora smetto di tediare i creativi più duri e puri parlando di volgari soldi: continuate pure a farvi del male e se volete contradditemi. Nel caso vi prego di farlo civilmente e di firmarvi, come faccio io. Anche questo fa parte della professionalità.

(Bruno Banone)

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