Postato il Ven 20 Apr 2012 da in ADCI AwardsLa vita del Club

Adci Awards – parliamone senza maschere


Le giurie degli Adci Award si sono concluse alle 23.30 di sabato 14 aprile.
Sono solo una piccola parte, intermedia, del lavoro che comportano gli Adci Awards, prima e dopo l’incontro tra giurati.

Abbiamo iniziato a comunicare le shortlist e in alcuni casi abbiamo anche condiviso, attraverso slideshare, i lavori selezionati.
Un altro impegno, lungo e faticoso (se non altro per i miei vecchi occhi miopi) utile però a dare visibilità e consistenza al brand Adci.
Sono già state oltre ventisei mila le visioni su slideshare (top of the day e top of the week).

Per vocazione sono più portato ad attaccare e a costruire. Ci vuole così poco a demolire. Ed è così poco creativo.

Non ho mai nascosto che il mio primo obiettivo è tornare a essere un Club. Il premio, gli Adci Awards, sono “solo” uno strumento utile a indicare nel concreto quelli che secondo il Club sono gli standard dell’eccellenza creativa.
Senza esempi concreti l’espressione “alti standard creativi” sarebbe una mera nominalizzazione.

Se vogliamo davvero ridare dignità al mestiere che facciamo dobbiamo ricominciare a coltivare la nostra. Dobbiamo ritrovare un’identità.
Dobbiamo anche saper essere seri.

Complessivamente le giurie di sabato scorso sono state un grande esempio di serietà e dedizione al lavoro. Oltre cento persone hanno dedicato l’intera giornata al confronto. E ci hanno messo la faccia.
Vicky Gitto per primo, sin dal principio. Sempre presente e disponibile. Mi ha passato un suo contatto personale per avere una sede adeguata. Ha seguito personalmente una delle attività di comunicazione volte a sostenere la fase di iscrizioni.
Ci ha messo passione e serietà, oltre che la faccia. E sabato ha preferito rinunciare a una parte del ruolo che gli avevamo assegnato: il potere di far rivotare i lavori esclusi a suo avviso meritevoli.

Non voleva dare l’impressione di favorire qualcuno.

Serena Di Bruno ha accettato la presidenza della giuria che, lo sapevamo, avrebbe creato più discussioni a posteriori. Le ho assegnato questo incarico perché la stimo molto, sia come professionista sia come essere umano. Spero che in queste ore non si stia pentendo di avere accettato.
Mi spiace che proprio il lavoro della sua giuria sia ora il più bersagliato dalle critiche, ma eravamo entrambi consapevoli di questa eventualità.

La questione fake.

Ormai riguarda sostanzialmente la sezione stampa&affissione, mi pare evidente. Una regina decadente, come l’ha descritta anche Valerio Le Moli. Oggi rappresenta meno del 15% delle iscrizioni agli Adci Awards. Credo che sia una percentuale profetica di quello che potrebbe valere la stampa nelle pianificazioni future (ma non lontane)

Anche per questo considero la “crociata” fake anacronistica. Il che non significa che li condivida. O che voglia incentivarne la pratica.
Ne scriverò più approfonditamente nei prossimi giorni. In realtà ne ho già scritto e parlato pubblicamente molte volte in questi anni.
Per ora limitiamoci a qualche considerazione pragmatica.
I fake sono oggi essenzialmente circoscritti a una categoria ormai “di scarso rilievo” (mi spiace) e non hanno più i pesanti effetti collaterali del recente passato sulla finalità associativa del nostro Club. Mi spiego. Cambiando il modello delle giurie ho tolto valore al tanto discusso ranking che determinava chi avrebbe fatto il giurato. Quindi ora non può accadere che un “conclamato falsario” sia considerato tra i 40 migliori creativi d’Italia per avere fatto degli annunci destinati a dialogare con le giurie dei vari premi anziché con reali utenti e reali consumatori.
Abbiamo tolto un movente. L’altro movente, l’aumento delle remunerazioni, lo sta togliendo (l’ha già tagliato) il mercato. Oggi i leoni e i i coni non servono nemmeno a salvare il posto di lavoro. Figurarsi se fanno aumentare gli stipendi.

Cosa scrive il nostro attuale CFE sull’argomento “Fake”?

Una singola uscita mediatica, approvata dal committente e pianificata su un mezzo coerente con il target e con gli obiettivi di comunicazione costituisce la condizione minima e sufficiente per l’iscrizione agli ADCI Awards.

Esiste una regola migliore? Rivolgo a tutti e pubblicamente l’invito che ho fatto più volte a Giovanni Pagano, anche in forma scritta. Io non sono stato capace di trovarla. Nè ci sono riusciti i consiglieri del Club.
Ma non proponetemi una commissione inquisitiva. Riproporrebbe la millenaria questione del “chi controlla i controllori”. Avrebbe effetti laceranti.

Auspico che in futuro si torni a una sovrapposizione tra doti di comunicazione, talento, tenacia, serietà, premi e remunerazioni. Lavorare per il recupero della nostra credibilità e autorevolezza è strategico da questo punto di vista.

In questo senso, grazie a Valerio Le Moli, Mauro Manieri, Emanuele Nenna, Stefano Campora, Francesco Guerrera, Matteo Civaschi per i loro interventi e per la qualità che hanno espresso. Mi state aiutando a mostrare all’esterno qual è il livello dei professionisti che orbitano intorno all’Art Directors Club Italiano.
Grazie a tutti i novantanove colleghi che hanno dedicato un lungo sabato all’obiettivo di identificare e selezionare degli esempi virtuosi di comunicazione. Anche fornendo uno standard si contribuisce a migliorare il livello della comunicazione italiana.
Grazie ai soci, ai non soci e agli studenti che sono venuti a curiosare, benché non coinvolti nei lavori delle giurie, per ascoltare le lunghe e talvolta appassionate discussioni sui lavori iscritti.

Chi non è venuto alle giurie sabato può dire e scrivere anonimamente quello che più gli fa comodo pensare. Se fossero venuti (erano stati tutti invitati) forse avrebbero respirato un’aria migliore.

Avremo preso dei granchi? Possibile. L’unica assicurazione contro gli errori è l’inattività. Io preferisco vivere.

La giuria stampa si è spartita i premi?
Si potrebbe osservare che la stessa giuria era composta da ottimi professionisti e quindi non dovrebbe essere così sorprendente che molti dei premi siano finiti a loro.
Pensare bene. Pensare male. È una libera scelta. Lo so, sono in molti a sostenere che con la seconda opzione non si sbaglia mai.
Io parto sempre dalla prima, invece. Sempre della serie preferisco vivere.

Manipolazioni? Non posso escluderlo.

Ma sapete qual è la verità? Siamo tutti dei manipolatori. Tutti cerchiamo di far prevalere il nostro punto di vista.
Ed essere il presidente dell’Art Directors Club è particolarmente complesso perché la nostra è l’associazione dei manipolatori più strutturati d’Italia.
Siamo capaci di arrivare a manipolare noi stessi per auto convincerci di una cosa.

Che in giuria qualcuno sia più bravo di altri anche in questa “pratica” ci sta. Ma, signori miei, non fatemi le educande. Le giurie erano formate da direttori creativi e vice direttori creativi. Mica da verginelle.
Non ho visto pistole puntate alla tempia. Non ho visto scudisci. Ho visto più che altro sorrisi e serenità.

Domani posterò tutti i lavori che hanno partecipato alla sezione stampa e affissione. Non per dimostrare che fossero di bassa qualità.
Ma credo sia un servizio utile e possa sviluppare un dibattito costruttivo.

Un’ultima nota. Siamo ancora in una fase di controllo delle schede consegnateci dai presidenti delle giurie.
Al tempo stesso, dato l’enorme interesse che gli Adci Awards suscitano, stiamo cercando di fornire i risultati in tempi brevi. Questo può portare a una piccola percentuale 2-3% di errori. Faremo tutte le verifiche del caso e non ci saranno ingiustizie. Premi e shortlist verranno consegnati correttamente. In caso di contenziosi esistono i Probiviri. Ricorrere a loro è giusto e normale.

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