Postato il Sab 22 Ott 2011 da in Riflessioni

4 Salti Findus – Una campagna che fa discutere

È una delle pochissime pubblicità capace di farsi notare in questo periodo.
Grazie a un’art direction gradevole e motivata (rarità).
Il linguaggio è ironico. L’ utilizzo dei punti esclamativi è intenzionale e sensato, una volta tanto, per riprodurre più fedelmente registri tipici della reclame italiana anni ’60.

Tuttavia questa campagna mi genera un sottile disagio (tanto non sono in target) e benché le riconosca dei pregi, mi lascia un gusto amaro.
Forse perché ancora oggi siamo un paese in cui le donne sono innanzitutto “madri!” e “mogli!” Come cinquant’anni fa.
Anche se i figli scarseggiano e i divorzi aumentano.
Restano essenzialmente “madri!” e “mogli!” anche quando lavorano (46% in Italia, contro il 60% della Francia).
Molte lo restano forzatamente (il 20% è costretto a smettere di lavorare dopo il primo figlio).

Forse il mio disagio deriva dal timore di veder realmente i sogni dei miei figli sfiorire in famiglia, imbozzolati nel limbo di un’infinita adolescenza.
Rischio che gli anni ’60 non contemplavano.

Siamo un paese in cui non è solo la pubblicità ad abusare ancora dei punti esclamativi, le stampelle delle idee deboli.
E in mancanza di idee, auspichiamo uomini “forti”, “di peso”, anche quando dobbiamo eleggere il presidente del circolo pescatori sul Piave.

È probabilmente la migliore campagna affissioni attualmente in giro. Ma tristi sono le ragioni che le danno un senso, e preferirei vivere in un Paese che non la capisse, perché del tutto fuori contesto.

È una campagna che richiama blocchi sociali, infauste cristallizzazioni e modalità di comunicazione ancora troppo presenti perché riesca a sorriderne. Pur capendone l’intenzione.

Ci tengo a sottolineare che parlo a titolo personale.
Molti miei colleghi, amici, anche direttori creativi che stimo molto, hanno un’opinione diversa.

Più vicina al mio pensiero è la posizione di Giovanna Cosenza che ne ha scritto nel suo blog Disambiguando.

L’intento di questo post non è scatenare polemiche ma arricchirsi reciprocamente di punti di vista differenti.

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